mercoledì 2 settembre 2009

Il mondo dell'outsourcing - Parte Seconda

L’evoluzione delle precedenti forme di esternalizzazione ha portato al fenomeno dell’outsourcing. A differenza della subfornitura, infatti, il committente deve concedere al partner un margine d’azione più ampio, facendolo partecipare alla fase di progettazione, in termini di quali prestazioni effettuare e di quali modalità di svolgimento utilizzare, fermo restando il fatto che il partner debba eseguire la prestazione esclusivamente sulla base delle proprie competenze specialistiche, sul proprio know-how e sulla tecnologia sviluppata, per conferire al committente un surplus di conoscenza.
E’ opportuno dare ora una definizione che possa sintetizzare le diverse concezioni presenti in letteratura: l’outsourcing è quella particolare modalità di esternalizzazione che ha per oggetto l’enucleazione di intere aree di attività e si fonda sulla costituzione di una forte partnership tra l’azienda che esternalizza e un’azienda terza già presente sul mercato in qualità di specialista. La partnership, per aver successo, richiede una serie di contratti associativi e di scambio che impegnino le parti in investimenti congiunti e condivisi e di forme di collaborazione sia nella fase di progettazione sia nell’esecuzione della prestazione. Si tratta, pertanto, dell’assegnazione stabile, a un fornitore esterno, della gestione di una funzione aziendale, con assunzione della totale responsabilità sui risultati ottenuti.
Le origini etimologiche della parola outsourcing non sono chiare, le tesi che più hanno trovato il consenso della dottrina sono essenzialmente due. La prima considera l’unione delle parole outside resourcing, ossia rifornirsi di risorse esterne, l’attenzione si concentra sul profilo decisionale, l’outsourcing rappresenta la scelta organizzativa dell’impresa ( Gregori, 2001). La seconda ipotesi considera il termine come l’abbreviazione di outside resource using, in altri termini, una soluzione strategica con cui le imprese prendono in uso risorse esterne ai propri confini aziendali (Arnold, 2000).

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