mercoledì 31 agosto 2011

De Cecco e la campagna di Russia

Il quotidiano finanziario Vedomosti riferisce di un'operazione di un valore di circa 40 milioni di euro, con la prospettiva di doverne investire un'altra ventina per il rinnovo degli impianti e dei siti produttivi da parte della De Cecco per l'acquisto di 'Piervaia Macaronnaia Compania' di Andrei Kovalov, societa' leader del mercato russo per la produzione di pasta, con tre aziende a Mosca, San Pietroburgo e Smolensk.

Si attendo il via libero dall'antitrust russo.





 
Fonte: ANSA

lunedì 29 agosto 2011

€ coin Agosto 2011: in piena crisi....

In agosto €-coin è sceso allo 0,22% (dallo 0,45 di luglio), accentuando il calo segnato nei due mesi precedenti. L'indicatore è ora compatibile con un tasso di crescita di fondo inferiore all'1% in ragione d'anno.


La diminuzione ha riflesso un peggioramento di gran parte delle serie che contribuiscono all'indicatore. In particolare hanno registrato una flessione significativa i corsi azionari e il clima di fiducia di imprese e consumatori.

Banca d'Italia

martedì 26 luglio 2011

1 imprenditore su 3 ha investito nella propria azienda:assenti ingiustificate le banche

Dal sole24.com:
"«Dal 2008 - sottolinea Chiara Tronchin, coordinatrice della ricerca - il 16,4% degli imprenditori interpellati non ha puntato solo sulla capacità imprenditoriale di "creare reddito", ma anche sull'aumento del valore capitale dell'azienda». In prima fila, le imprese del manifatturiero (17,5%) e le aziende di servizi (17,1%). Più restie (14,3%) le imprese dell'edilizia, anche perché «sono state le più colpite dalla crisi economica»."
[...]
"Strumento principale della patrimonializzazione è stato il ricorso, in più di quattro casi su dieci, al finanziamento dei soci, seguito dal versamento in conto capitale (29,3%) e dall'aumento del capitale sociale (26,8%). E l'83% che non ha patrimonializzato? In gran parte (76%), perché non ne aveva la necessità, una su cinque perché ha sofferto problemi di liquidità e solo il 4,5% per motivi fiscali."

Tutta colpa di Basilea, il sostegno delle banche nell'ultimo periodo si èp ridotto all'osso, anni di conoscenza del tessuto industriale buttati all'aria per colpa del semaforo inesorabile del rating: ma gli imprenditori credono in sè stessi e nelle loro aziende, questa è l'Italia che produce e che ci tiene a galla... presto non sarà più sufficiente....

L'angolo delle buone notizie: Luxottica festeggia i 50 anni con una semestrale da record

Dal sole 24ore di ieri:
"Utile netto a 162 milioni di euro (+8%) e ricavi a 1,63 miliardi (+2,4%). Questi i risultati con cui il gruppo Luxottica Group ha concluso il secondo trimestre.
Nonostante ildeprezzamento del dollaro sull'euro, sono in assoluto "i migliori della storia" del gruppo (che quest'anno ha festeggiato i 50 anni di attività ndr.), sottolinea una nota. Il semestre ha fatto registrare un utile netto di 276,8 milioni (+13%), su un fatturato di 3,18 miliardi (+6,8%).

L'Ebitda del gruppo Luxottica nel secondo trimestre è migliorato del 5% a 352,2 milioni e nel semestre è passato a 635,1 milioni dai 578,0 milioni del primo semestre 2010.
Il risultato operativo del trimestre si è attestato a 276,8 milioni (+7,2%), mentre il margine operativo del gruppo è salito dal 16,2% al 16,9%"

venerdì 22 luglio 2011

La Provocazione: scioperanti al mare!?!

Ha senso scioperare ancora nel 2011???

Dal sito de il corriere della sera:
"Sciopero dei mezzi pubblici e dei treni,


un altro venerdì nero per i pendolari

Atm: garantite le fasce protette prima delle 8.45 e dalle 15 alle 18. Fs: disagi dalle 21 di giovedì alle 21 di venerdìvertenza sul contratto nazionale della Mobilità. SOSPESO L'ECOPASS



Sciopero dei mezzi pubblici e dei treni,

un altro venerdì nero per i pendolari



Atm: garantite le fasce protette prima delle 8.45 e dalle 15 alle 18. Fs: disagi dalle 21 di giovedì alle 21 di venerdì



MILANO - Sarà un altro venerdì nero per i pendolari: scioperi «intrecciati» dei treni e dei mezzi pubblici renderanno la vita molto difficile a chi non si sposta in auto. Per il 22 luglio, l’articolazione territoriale dell’organizzazione sindacale Cub Trasporti/Al Cobas ha aderito allo sciopero generale di 24 ore indetto dalla Segreteria Nazionale dell’organizzazione sindacale Cub Trasporti. Per lo stesso giorno le articolazioni territoriali delle organizzazioni sindacali Filt-Fit-Uilt-Orsa-Ugl-Faisa hanno aderito allo sciopero di 24 ore indetto dalle segreterie nazionali. A Milano, comunica Atm, l’agitazione è prevista dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 al termine del servizio.
[...]
I TRENI - Per quanto riguarda i treni, lo sciopero nazionale di 24 ore è stato proclamato dalle 21 di giovedì alla stessa ora di venerdì per la vertenza sul contratto nazionale della Mobilità."

Ha senso scioperare nel 2011?
ha senso scioperare sempre di venerdi o di lunedi? si fanno il week end lungo i lavoratori scioperanti?
quale è l'impatto di uno sciopero in una trattativa sindacale per il rinnovo del contratto?
i lavoratori scioperanti non temono di perdere l'appoggio della popolazione civile che non si schiera più al loro fianco?
Ma soprattutto ripeto: ha senso scioperare un venerdi di fine luglio????

lunedì 4 luglio 2011

Material management: la gestione a fabbisogno

I modelli di Gestione a fabbisogno, ovvero basati su logiche “push”, rispondono all’esigenza di determinare quali assiemi, sottoassiemi, componenti, materie prime siano necessari in quale periodo ed in quale quantità per realizzare un determinato M.P.S. di prodotti finiti.

E’ il fabbisogno di prodotti finiti che determina il fabbisogno dei componenti.
Nei processi produttivi multistadio, il fatto di lottizzare la produzione dei prodotti finiti fa sì che, anche in presenza di domanda stazionaria, non sia più garantito il consumo uniforme (stazionario) nel tempo dei componenti elementari, che è uno dei presupposti statistici per la validità dei modelli di gestione delle scorte OP – EOQ oppure Ir.

Nelle produzioni multistadio un certo assieme è richiesto solo quando il prodotto finito di cui fa parte deve essere fabbricato e i componenti di questo assieme sono a loro volta richiesti solo quando si debba produrre l’assieme: entrambi sono parti a domanda dipendente.

Il consumo di una parte non implica necessariamente che la quantità consumata debba essere riapprovvigionata: solo in presenza di ulteriori fabbisogni si potrà emettere un ordine di produzione o di acquisto.
Solo nei casi di materie prime di uso diffuso e costante in un gran numero di prodotti finiti e di basso costo vengono adottate tecniche statistiche di gestione delle scorte a punto di riordino o intervallo di riordino fisso (OP -EOQ e Ir).

La pianificazione dei fabbisogni degli articoli a domanda dipendente si fonda sull’esplosione della distinta base, partendo dai prodotti finiti e scendendo ai livelli sottostanti.

I fabbisogni sono calcolati in base ai coefficienti di impiego della distinta base, non stimati:
approccio deterministico,
non statistico,
si ordina solo quello che serve
si gestiscono gli “appuntamenti produttivi”.

domenica 19 giugno 2011

La Provocazione: Feltrinelli, è possibile far pagare 5 centesimi un shopper neutro in un negozio?

La Feltrinelli oggi mi ha sorpreso.
Mi sono recato per un semplice acquisto in un loro negozio e al momento del pagamento alla cassa, ho pagato il prodotto e alla mia domanda se fosse possibile avere un sacchettino mi è stato risposto: sono 5 centesimi grazie.....
Sono rimasto allibito... avendo pagato con moneta virtuale e non avendo con me contanti ovviamente non sono stato in grado di acquistare il bene pregiato a 5 centesimi!!!!
quali sono le ragioni di questa scelta aziendale?

Ridurre l'impatto dei rifiuti sul nostro amato pianeta?
La crisi si fa sentire e occorre fare profitto anche sullo shopper che alla fine dei conti ha una funzione pubblicitaria e di marketing pertanto dovrebbe essere l'azienda a incentivarne l'utilizzo?
ma soprattutto se avessi avuto i 5 centesimi, mi avrebbero fatto la ricevuta fiscale per 5 centesimi? visto che l'acquisto del prodotto era già stato concluso? ne dubito...

Feltrinelli

lunedì 6 giugno 2011

LBO: Leveraged buy-out

Il leverage buy out (LBO) è un'operazione di origine anglo americana volta a consentire ad uno o più soggetti privi delle necessarie risorse finanziarie, che definiremo promotori, di acquisire il controllo di una società target mediante l'utilizzo della leva finanziaria.



Il leverage buy out (LBO) è un'operazione di origine anglo americana volta a consentire ad uno o più soggetti privi delle necessarie risorse finanziarie, che definiremo promotori, di acquisire il controllo di una società target mediante l'utilizzo della leva finanziaria.

Promotori dell'iniziativa sono solitamente soggetti che conoscono molto bene la società target quali ad esempio manager; dipendenti; azionisti di minoranza; concorrenti; etc. con forte motivazione ad ottenerne il controllo.

Lo schema tipico dell'operazione è il seguente:

1. individuazione della società target

2. costituzione di una nuova società, cosiddetta "newco", dotata di limitati mezzi propri;

3. reperimento in capo alla newco di capitale di debito per il finanziamento dell'acquisto della partecipazione nella società target;

4. acquisto del pacchetto di maggioranza della società target da parte della newco

5. fusione tra la newco e la società target;

6. rimborso del finanziamento mediante il cash flow generato dalla società risultante dalla fusione

Risulta evidente che in sede di richiesta del finanziamento da parte della newco quest'ultima dovrà esporre al finanziatore l'intera architettura dell'operazione. La newco di norma non dispone infatti di alcuna capacità d'indebitamento ed il finanziamento le verrà concesso sulla base del progetto di leverage buy out, e limitatamente a tale scopo in quanto il finanziatore dovrà trovare garanzia nel patrimonio e nella capacità di rimborso forniti dall'azienda della società target.

Proprio per questo motivo la liceità delle operazioni di LBO in Italia è stata lungamente dibattuta, senza peraltro giungere ad una posizione unanime, da dottrina e giurisprudenza per il possibile contrasto con quanto stabilito dall'art. 2358 secondo cui "la società non può accordare prestiti, né fornire garanzie per l'acquisto o la sottoscrizione delle azioni proprie".

Con la riforma del diritto societario (Dlgs 6/2003 in vigore dal 1 gennaio 2004) le tesi a favore della liceità dell'operazione hanno trovato un valido supporto nel novellato art. 2501 bis c.c. che per la prima volta da espressa disciplina legislativa a tale tipo di operazioni.

Art. 2501 bis Fusione a seguito di acquisizione con indebitamento

Nel caso di fusione tra società, una delle quali abbia contratto debiti per acquisire il controllo dell'altra, quando per effetto della fusione il patrimonio di quest'ultima viene a costituire garanzia generica o fonte di rimborso di detti debiti, si applica la disciplina del presente articolo.

Il progetto di fusione di cui all'articolo 2501 ter deve indicare le risorse finanziarie previste per il soddisfacimento delle obbligazioni della società risultante dalla fusione.

La relazione di cui all'articolo 2501 quinquies deve indicare le ragioni che giustificano l'operazione e contenere un piano economico e finanziario con indicazione della fonte delle risorse finanziarie e la descrizione degli obiettivi che si intendono raggiungere.

La relazione degli esperti di cui all'articolo 2501 sexies, attesta la ragionevolezza delle indicazioni contenute nel progetto di fusione ai sensi del precedente secondo comma.

Al progetto deve essere allegata relazione della società di revisione incaricata della revisione contabile obbligatoria della società obiettivo o della società acquirente.

Alle fusioni di cui al primo comma non si applicano le disposizioni degli articoli 2505 e 2505 bis.

Il legislatore ha dunque riconosciuto la liceità delle operazioni di LBO, ma si è altresì premurato di richiedere alcune informazioni supplementari a garanzia della trasparenza dell'operazione.

Gli amministratori coinvolti dovranno dunque indicare le reali ragioni sotto il profilo economico-imprenditoriale dell'intera operazione, e fornire adeguata informazione in merito al piano economico e finanziario che ne consente l'implementazione.

Si tratta in pratica di predisporre un vero e proprio business plan con una particolare attenzione all'aspetto finanziario, la società risultante dalla scissione avrà infatti un indebitamento di gran lunga superiore rispetto a quello della società target ante fusione.

Tra le modalità con cui solitamente si prevede di far fronte al rimborso del debito, oltre al cash flow generato dalla gestione caratteristica, vi possono essere più complesse operazioni di ridefinizione delle strategie aziendali con dismissioni di asset non più considerati indispensabili.

Molto importante è inoltre ricordare come l'ultimo comma dell'art. 2501 bis vieti di avvalersi delle procedure semplificate previste dall'art. 2505 e 2505bis nei casi di fusioni per incorporazione di società interamente possedute o possedute almeno al 90%.

In passato le operazioni di leverage by out potevano avere anche interessanti risvolti di natura fiscale quali ad esempio la possibilità di affrancare il disavanzo da annullamento o da concambio con imposta sostitutiva (Dlgs. 358/97) e la possibilità di dedurre gli interessi passivi inerenti al debito apportato dalla newco. A seguito della recente riforma fiscale non è ora più possibile utilizzare l'imposizione sostitutiva di cui al Dlgs 358/97, l'operazione di fusione continua in ogni caso ad essere un'operazione fiscalmente neutra (art. 172 Dpr. 917/86).

Sul fronte degli interessi passivi occorrerà invece ora tenere conto delle disposizioni sulla thin capitalization (art. 98 Dpr. 917/86) che nelle operazioni di leverage buy out potrà determina un parziale indeducibilità degli stessi.

lunedì 23 maggio 2011

Material management: i modelli di gestione a scorta

L’ obiettivo comune dei modelli di gestione a scorta è quello di avere permanentemente l’articolo disponibile, ovvero in giacenza (Livello di Servizio = K, dove: xx% < K < 100%).
Gli ordini di riapprovigionamento vengono emessi quando la quantità disponibile di un articolo scende fino a raggiungere una prefissata soglia di riordino.
I modelli in esame hanno una base statistica derivante da:
  • domanda complessiva formata dalla somma di tante piccole domande indipendenti fra di loro

  • domanda media stazionaria facilmente prevedibile

  • utilizzo graduale ( e lineare) dello stock

  • distribuzione normale degli errori di previsione
Nell’ambito della logica “Pull” - Gestione a scorta si


distinguono tre principali modelli:

1) a quantitativi di riordino fissi (OP-EOQ – Order Point – Economic Order Quantity), adatti per articoli soggetti a domanda indipendente; gli elementi sono gli stessi visti prima a livello generale:
  • Livello di Riordino
  • Lotto Economico
  • Scorta media
2)Modello a cicli di riordino fissi ( Ir = Intervallo di riordino):


• Si riordina a intervalli regolari predeterminati (Ir)

• In quantità tale da coprire il fabbisogno fino alla consegna del riordino successivo

3)a scorta massima e minima, :

  • gli ordini di rifornimento (variabili) vengono emessi quando la disponibilità scende sotto la scorta minima (limite inferiore)
  • l’intervallo di riordino (Ir = 1 periodo), è determinato in funzione del Tc - tasso di domanda/consumo
  • le quantità ordinate sono pari alla differenza fra il livello della scorta massima e la disponibilità al tempo t 1

lunedì 16 maggio 2011

Material Management: la gestione delle scorte

La Gestione dei materiali, ovvero delle scorte, ha assunto una rilevanza crescente da quando gli impieghi in capitale circolante operativo (assieme ai crediti commerciali le scorte sono la voce più significativa) hanno assunto un peso rilevante nella gestione operativa e finanziaria, richiamando l’attenzione dei responsabili aziendali (e degli studiosi).


Si distinguono diverse tipologie di scorte:

funzionali (operative, ovvero di ciclo o di disaccoppiamento fra flussi produttivi diversi):


– in transito, in funzione del tempo di approvvigionamento o di produzione (Scorta = vendite/consumo x lead time)

– organizzative, ovvero che svolgono un ruolo di “volano” fra le diverse fasi del sistema produttivo-distributivo:

Lot size inventory, legate alla convenienza di spuntare prezzi più favorevoli o ridurre l’incidenza dei costi di set-up

Stagionali (buffer): es. prodotti alimentari legati ai cicli agricoli

Preventive in vista di difficoltà di mercato

di sicurezza, per fronteggiare inattese variazioni della domanda o del consumo oppure ritardi di produzione/consegna e garantire un adeguato livello di servizio

• speculative, per sfruttare favorevoli condizioni di mercato


Il valore delle scorte può essere calcolato applicando vari metodi:

costo specifico: per partite singole acquistate individualmente (es. lana) o assiemi/prodotti fabbricati su commessa singola

F.I.F.O. (First In – First Out)

L.I.F.O. (Last in – First Out)

Costo medio ponderato (semplice o progressivo)

Retail system ( = prezzo di vendita – ricarico medio)

martedì 19 aprile 2011

FORBES: la crisi delle PMI e la ricerca di nuove fonti di finanziamento

"...Per il 29% delle Pmi italiane, nel 2010 il problema numero uno è stato l'incertezza finanziaria, per un altro 29% la carenza di nuovi clienti e per un ulteriore 25% l'accesso a credito e finanziamenti.
A registrare una crescita di fatturato nel 2010 è stato il 24%. Risultato opposto per il 34%, mentre sostanziale stabilità è stata registrata dal 42% delle Pmi intervistate. In generale, si teme molto per la solidità del proprio patrimonio: il 45% ha lamentato la mancanza di risorse finanziarie adeguate per girae la boa dopo la crisi."
"Il tallone d'Achille resta però la liquidità: negli ultimi due anni l'86% ha dovuto chiedere un finanziamento ma solo il 12% lo ha ottenuto per l'intera somma richiesta (molto meno che negli altri paesi) e il 14% non ha ricevuto nulla. Nonostante i piani statali e bancari, dunque, la percezione delle Pmi italiane su stretta creditizia e accesso al credito è in molti casi peggiorato (35%) nel post-crisi.

Come ottenere credito o capitale di debito? La forma più comune sono i prestiti bancari garantiti (39%), dipo di che si tende a ricorrere a carte di credito aziendali (28%), fidi bancari garantiti (27%) e credito commerciale (25%). Perchè si chiedono i finanziamenti? Gli obiettivi primari sono: espansione nazionale (31%), miglioramento della capacità (27%), investimento in nuove tecnologie (24%)."



Fonte:
http://www.pmi.it/lavoro-e-imprenditoria/articoli/8808/forbes-pmi-in-crisi-in-cerca-di-fondi.html
 Indagine Forbes Insights - "Small and Medium-Sized Enterprises: Rebuilding a Foundation for Post-Recovery Growth"

sabato 2 aprile 2011

Le tigri italiane: le mitiche PMI : chi sarà La Tigre 2011?

Entro il 15 maggio 2011 è possibile candidare al sito Premioletigri.com le PMI migliori.
Il premio promosso da TickMark, società di revisione ha promosso la seconda edizione del premio per trovare la PMI migliore del 2011. Le PMI hano vitalità, capacità di innovazione, visione strategica, sono ingrado di assorbire gli effetti scatenatisi su scala planetaria.
Come hanno affrontato la crisi? Come ne sono uscite?
Il premio Tigri dell'anno scorso è andato a un SPA di Monastier (Treviso). Chi sarà la Tigre di quest'anno?

http://www.premioletigri.xom/

giovedì 17 marzo 2011

Nasce il 5 ° operatore di telefonia: WIND si unisce a VIMPELCOM

L'assemblea degli azionisti ha deciso:VIMPELCOM, colosso russo della telefonia; procederà alla fusione con WIND Telecom di Naguib Sawiris, controllante di Wind Italia.

"All'assemblea, si legge nella nota di Vimpelcom, ha partecipato il 93,1% degli aventi diritto al voto. A votare a favore dell'operazione e' stato il 53,3% degli aventi diritto presenti. Guardando pero' agli azionisti indipendenti, a votare contro è stato il 60,2%, contro il 39,8% dei favorevoli. Determinante e' stato quindi il voto di Altimo che, in quanto socio fondatore del gruppo insieme a Telenor, ha attualmente la quota maggioritaria dei diritti di voto, pari al 44,65%." ( FONTE TGCOM)
Ecco come ha commentato il presidente e amministratore delegato di Vimpelcom, Alexander Izosimov :
''Il via libera alla fusione da parte dei nostri azionisti porterà alla creazione di un nuovo operatori globale di telecomunicazioni con oltre 173 milioni di clienti mobili e in grado di coprire una popolazione di 838 milioni di persone''.

Sono attesi 2,5 miliardi di dollari di saving grazie alle future sinergie attuabili.

venerdì 4 marzo 2011

€ -Coin Marzo 2011: nulla di nuovo all'orizzonte...

"In marzo €-coin è rimasto sostanzialmente stabile per il secondo mese consecutivo, allo 0,79%.



Sostenuta dai risultati favorevoli delle inchieste presso le imprese, la dinamica dell’indicatore è stata frenata dagli andamenti della produzione industriale e del mercato del lavoro"
Fonte: http://www.bancad'italia.it/

domenica 27 febbraio 2011

€-coin Febbraio 2011:+0,57% primi timidi segnali di ripresa?

"In febbraio €-coin, dopo essere rimasto pressoché stabile su valori di poco inferiori allo 0,5%


da novembre del 2010, è salito allo 0,57%, prefigurando un rafforzamento dell’attività

economica dell’area dell’euro nel corso del primo trimestre di quest’anno.

· Il rialzo riflette principalmente il miglioramento dell’attività industriale e del commercio

internazionale, a cui si sono aggiunti i risultati molto positivi delle principali indagini

congiunturali presso le imprese. A contenere il rialzo hanno invece contribuito l’andamento

negativo degli indicatori di domanda e l’ampliarsi degli spread tra tassi d’interesse a lungo e

a breve termine.

· €-coin – sviluppato dalla Banca d'Italia – fornisce in tempo reale una stima sintetica del

quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro. €-coin esprime tale indicazione in termini

di tasso di crescita trimestrale del PIL depurato dalle componenti più erratiche (stagionalità,

errori di misura e volatilità di breve periodo)."

venerdì 25 febbraio 2011

Pop Economy: l'economia partecipativa come nuovo modello di economia sociale?

Oggi, dopo il fallimento del comunismo e un po anche del capitalismo all'occidentale, si va affermando una nuova economia che si aggiunge, persino si sovrappone, alle altre forme ipotizzate da studiosi anglossassoni, come la new economy, la free economy: si tratta della pop economy, ovvero l’economia della condivisione, spesso a costo zero che si avvale dello strumento più partecipativo che esiste: la grande rete.

"Perché comprare un tosaerba che utilizzo tre volte l’anno, se posso affittarlo solo quando mi serve dal vicino e “pagarlo” annaffiandogli le piante mentre è in ferie? E perché comprare uno scooter pagando bollo, assicurazione e manutenzioni, quando il Comune (ancora pochi, in realtà) mi può affittare una bicicletta che poi consegno nei punti di scambio sparsi qua e là nella città? Perché comprare beni di prima necessità (cibo, vestiti) su scala individuale, quando posso raccordare più esigenze, magari di amici e/o parenti, e costituire un gruppo di consumo presentandomi con ordini consistenti direttamente da un grossista o da un produttore, ottenendo così sconti anche forti? Perché non scambiare cose di cui non ho più bisogno con altre che mi servono? Perché addirittura non regalarle pur di liberarmene?"  [http://www.italiamagazineonline.it/archives/4995/pop-economy-nuova-economia-partecipativa/]

Il tutto però ritornando all'obbiettivo numero uno del capitalismo: fare profitto!!! non avere possibilità di guadagno, vuol dire non fare business!!!

martedì 15 febbraio 2011

La ricetta della Coca cola non è un più un segreto....dal 1979

Riprendo un interessanto articolo pubblicato su Corriere.it: in cui si fa notare come la notizia della diffusione della ricetta della Cocacola sia in realtà una bufala, in quanto riprende un articolo di giornale pubblicato 32 anni fa in cui, in base a confidenze informali, si era riusciti a risalire a una probabile ricetta della bevanda più diffusa al mondo. Ma è già stato ampiamente dimostrato che quella ricetta non corrisponde a quella di Mister Pemberton....

( segue Articolo tratto da Corriere.it)

"La ricetta viene pubblicata da This American Life che cita un articolo ritrovato ora, apparso sull’Atlanta Journal and Constitution del 1979 il quale a sua volta riportava le memorie di un amico del creatore della ricetta. In realtà non è caduto nessun segreto perché si tratta di una versione leggermente diversa della sedicente ricetta originale del farmacista di Atlanta John Pemberton, inventore del Pemberton's French Wine Coca (che sarebbe poi divenuta divenuta la Coca Cola) pubblicata da Mark Pendegrast, nel suo fondamentale libro del 1993 “Per Dio, la patria e la Coca-Cola: la vera storia (non autorizzata) della bibita più famosa del mondo” edito da Piemme. La differenza fondamentale della ricetta ritrovata sarebbe nell’ingrediente 7X, un insieme di oli essenziali, che è quattro volte superiore in questa versione, e che – curiosità – contiene anche una piccola quantità di alcol. Quindi in teoria chiunque potrebbe farsi in casa la Coca Cola, visto che gli ingredienti sono reperibili sul mercato specializzato degli aromi alimentari.

..." (Francesco Arrigoni)

venerdì 4 febbraio 2011

L'indicatore €-Coin : prevedere il futuro economico europeo

In gennaio €-coin è rimasto stabile (0,48% rispetto allo 0,49 di dicembre). La dinamica di fondo dell’economia dell’area dell’euro stimata dall’indicatore continua a risultare compatibile con un tasso di crescita del 2% in ragione d’anno.


€-coin – sviluppato dalla Banca d'Italia – fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro. €-coin esprime tale indicazione in termini di tasso di crescita trimestrale del PIL depurato dalle componenti più erratiche (stagionalità, errori di misura e volatilità di breve periodo). €-coin è pubblicato mensilmente dalla Banca d'Italia e dal CEPR.

La stima di €-coin è ottenuta sfruttando un vasto insieme di serie storiche macroeconomiche (quali, ad esempio, gli indici di produzione industriale, i sondaggi congiunturali, gli indicatori di domanda e gli indici di borsa) da cui viene estratta l’informazione rilevante per la previsione della dinamica di fondo del prodotto nell’area.
Data la sua tempestività, la stima di €-coin precede di alcuni mesi l’uscita del dato ufficiale sulla crescita del PIL nell’area rilasciata dall’Eurostat e si caratterizza per le sue buone proprietà anticipatrici del tasso di crescita del PIL trimestrale al netto delle componenti erratiche e di breve periodo.
In particolare, l’indicatore fornisce una stima della dinamica di fondo del PIL con le seguenti proprietà:
(i) ha frequenza mensile e anticipa di alcuni mesi la stima ufficiale della crescita del PIL nell’area;
(ii) è immune da oscillazioni di breve periodo e errori di misura che caratterizzano la crescita trimestrale del PIL, segnalando così la dinamica di fondo dell’attività nell’area dell’euro.

Fonte: http://www.bancaditalia.it/

Per Approfondire:
d’Italia, Temi di Discussione N. 631


http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/temidi/td07/td631_07/td631

http://eurocoin.bancaditalia.it

http://eurocoin.cepr.org

mercoledì 26 gennaio 2011

Blue economy - Green economy - Red Economy: i colori dell'economia...

In origine era la Red Economy, caratterizzata da consumi di massa a basso costo, con prodotti che non tengono conto delle risorse del futuro e del loro spreco, con enormi danni all'ambiente.

Successivamente, l'opinione pubblica ha obbligato le imprese ad operare in una Green Economy, caratterizzata da prodotti a basso impatto ambientale sia in termini di risorse utilizzate sia di processi. Tale economia si basa sugli incentivi pubblici e sulla tassazione dei prodotti della vecchia economia rossa. Il punto debole consiste negli enormi costi sostenuti per rendere l'economia sostenibile, che di fatto la rende non più grande di una nicchia per i paesi più ricchi.



Il futuro è alle porte e la Blue Economy ad un passo: i consumi devono diventare sostenibili per tutti. L'economia Blu si basa su quattro pilastri fondamentali:
  1. Fare Business ( non è così banale come sembra);
  2. con prodotti realizzati senza sfruttare in modo disumano la manodopera;
  3. senza utilizzare sostanze dannose nei processi e nei materiali di produzione
  4. senza dover inquinare l'ambiente di adesso, ma anche quello di domani!
Il termine  Blue Economy è stato inventato dall'economista belga Gunter Pauli, fondatore di Zero Emission Initiative, network con oltre tremila scienziati impegnati nello sviluppo di modelli economici sostenibili ma competitivi.

Per saperne di più: 
Espansione, mensile di economia e società
www.zeri.org Zero Emission Initiative
Blueeconomy.de
it.wikipedia.org/wiki/Gunter_Pauli

mercoledì 12 gennaio 2011

La Provocazione - Il fallimento di Dahlia Tv: c'è pluralismo quando esiste l'imprenditorialità...

«A seguito del mutato scenario di mercato che ha reso insostenibile lo sviluppo del proprio business, gli Azionisti di Dahlia Tv hanno deciso di mettere in liquidazione la Società. Non sono ancora state assunte decisioni in merito alla prosecuzione delle trasmissioni, che per il momento seguiranno la normale programmazione», recita infatti lo scarno comunicato che si può leggere sul sito dell'emittente.

I problemi per Dahlia, erede della 7 Carta più, nascono dalla decisione dei soci svedesi di Airplus Tv, che detengono la maggioranza azionaria, di non approvare la ricapitalizzazione di 150 milioni di euro necessaria a sostenere il nuovo business plan triennale.

Il punto di pareggio era a 350.000 abbonati, ne mancavano solo 50.000...

Ma perchè in Italia manca il pluralismo in ambito televisivo? è solo un problema politico-legislativo? siamo un popolo amante delle abitudini consolidate e non ci piace sperimentare nuove proposte? o mancano valide alternative imprenditoriali in un settore, quello delle pay tv, ad oggi di fatto in un sistema di duopolio sky - Mediaset?

Potrebbe anche essere colpa della presenza di mammaRai sulla tv generalista e gratuita a frenare nuove avventure in ambito pay tv?

venerdì 7 gennaio 2011

La politica dei prezzi

LA POLITICA DEI PREZZI

Ogni impresa è chiamata a decidere il prezzo al quale vendere ciascuno dei prodotti trattati. Questa decisione prende il nome di politica dei prezzi.

Stabilire il prezzo di vendita di un prodotto ha un’importanza fondamentale per ogni impresa. Questa scelta, infatti, può determinare il successo dell’azienda di vendita dell’azienda.

In linea di massima si può affermare che il prezzo deve essere fissato in modo da coprire innanzitutto il costo sostenuto per l’acquisto o l’ottenimento del prodotto. Ma non è sufficiente. Il prezzo non dovrà, infatti, consentire solamente la copertura dei costi di acquisto o di produzione, ma dovrà permettere alcune il conseguimento di un certo margine di profitto.

Tuttavia l’impresa può agire sul prezzo di vendita con delle appropriate politiche in modo da cercare di espanderle.
Alcune di queste politiche possono essere svolte nello spazio, come la politica dei prezzi richiamo o dei prezzi multipli, altre nel tempo, come la politica dei prezzi stagionali o di penetrazione.

La politica dei prezzi-richiamo consiste nell’applicare dei prezzi particolarmente bassi per alcuni prodotti: in alcuni casi si tratta di un prezzo che non consente neppure la copertura dei costi di acquisto o di produzione. Questi prodotti prendono il nome di prodotti civetta e hanno lo scopo di attirare la clientela nel punto vendita in modo da indurla all’acquisto, non solo del prodotto civetta, ma anche degli altri prodotti venduti ad un prezzo normale o addirittura ad un prezzo maggiorato. La presenza di un prezzo ridotto applicato su un prodotto può indurre il cliente ad immaginare che i prezzi praticati dall’impresa siano particolarmente vantaggiosi anche per gli altri prodotti.
L’effetto di tale politica è quello di generare una crescita delle vendite che riguarda tutti i prodotti trattati dall’impresa e non solo il prodotto civetta.
Questa tecnica di marketing è usata soprattutto dalle imprese di distribuzione che vendono al dettaglio.
Affinché essa abbia dei risultati soddisfacenti è necessario che l’applicazione di prezzi richiamo sia abbondantemente propagandata e che i beni oggetto della vendita a prezzi ribassati siano beni di largo consumo e di basso costo: cioè beni che formano oggetto di frequente acquisto da parte dei consumatori in modo tale che essi sono facilmente attratti dal prezzo particolarmente vantaggioso.

La politica dei prezzi multipli consiste nell’adottare dei prezzi diversi per uno stesso prodotto che viene differenziato solamente per alcuni aspetti esteriori o secondari, come, ad esempio, per la sua confezione.
L’impresa quindi fissa dei prezzi diversi a seconda della confezione usata o del tipo di negozio nel quale il bene è venduto. Scopo di questa politica è quello di spingere i clienti ad autoclassificarsi, in modo che ogni cliente sceglie la confezione desiderata o il negozio presso il quale effettuare l’acquisto.


La politica dei prezzi stagionali consiste nel diversificare i prezzi di vendita di uno stesso prodotto nel tempo. Essa è applicata maggiorando i costi di una quota di ricarico che varia nel corso del tempo.
Lo scopo di questa tecnica di marketing è quello di aumentare le vendite nei periodi in cui queste tendono a ridursi in modo da evitare che le scorte esistenti nei periodi in cui gli acquisti sono minori restino in magazzino fino da un anno ad un altro con conseguente immobilizzo dei mezzi finanziari impiegati in esse.
Esempi di questa politica dei prezzi si hanno in prodotti alimentari che sono venduti soprattutto in particolari periodi dell’anno (panettoni, colombe, uova di Pasqua, gelati, ecc..), ma anche nel settore dell’abbigliamento nel caso di capi non più di moda che suscitano un minor interesse da parte degli acquirenti.


La politica dei prezzi di penetrazione consiste nell’applicare prezzi particolarmente bassi nel momento del lancio di un nuovo prodotto o quando un’impresa vuole entrare in un nuovo mercato. Successivamente, quando il mercato è stato conquistato, il prezzo del prodotto tende ad aumentare.


L’interesse di ogni impresa è quello di ogni impresa è quello di conseguire un utile non dalla vendita di un singolo prodotto, ma di tutti i prodotti trattati. Per questa ragione, in uno stesso momento, le varie politiche dei prezzi possono convivere con riferimento ai diversi prodotti commercializzati dall’azienda.

martedì 4 gennaio 2011

Tassa di soggiorno: Roma e le altre big


Rappresenta una notizia fresca del 2011 il fatto che il Comune di Roma voglia inserire una tassa di soggiorno per costituire un Fondo del Turismo destinato a migliorare i servizi cittadini sia per gli abitanti sia per i milioni di turisti che ogni anno arrivano nella capitale dell'impero Romano. La norma prevede una tassa proporzionale alla sistemazione alberghiera prescelta con un importo che varia tra 1€ e i 3€ a notte per persona, a cui si aggiunge anche incrementi nei prezzi di ingresso a musei e ai mezzi pubblici.

...Ma cosa succede nel resto del mondo???
- Parigi: la tassa di soggiorno varia da 0,20 a 1,50 euro al giorno a seconda della tipologia e del livello dell'alloggio.
- Amsterdam: il conto dell'hotel viene rincarato del 5%
- Barcellona: la tassa di soggiorno è pari al 7% del costo totale
- Budapest: il conto dell'hotel viene rincarato del 3%

Ben più cara New York, dove ci sono addirittura due tasse differenti a carico del turista: l'"hotel tax" pari al 14,75% del conto dell'hotel ed una "occupacy tax" che costa circa 3,5 dollari al giorno.

Quindi in sintesi:
per una notte in un albergo di 3 stelle ad un prezzo di 70€,
- a Roma costerà fino a 73€
- a Parigi fino a 71,5€
- ad Amsterdam il costo sarà pari a 73,5€
- a Barcellona costerà 74,90€
- a Budapest 72,10€
- Fuori gara New York dove avremo una Hotel Tax pari a 10,32€ più la occupacy tax di 3,35€ per un costo totale di 83,65€.