mercoledì 26 gennaio 2011

Blue economy - Green economy - Red Economy: i colori dell'economia...

In origine era la Red Economy, caratterizzata da consumi di massa a basso costo, con prodotti che non tengono conto delle risorse del futuro e del loro spreco, con enormi danni all'ambiente.

Successivamente, l'opinione pubblica ha obbligato le imprese ad operare in una Green Economy, caratterizzata da prodotti a basso impatto ambientale sia in termini di risorse utilizzate sia di processi. Tale economia si basa sugli incentivi pubblici e sulla tassazione dei prodotti della vecchia economia rossa. Il punto debole consiste negli enormi costi sostenuti per rendere l'economia sostenibile, che di fatto la rende non più grande di una nicchia per i paesi più ricchi.



Il futuro è alle porte e la Blue Economy ad un passo: i consumi devono diventare sostenibili per tutti. L'economia Blu si basa su quattro pilastri fondamentali:
  1. Fare Business ( non è così banale come sembra);
  2. con prodotti realizzati senza sfruttare in modo disumano la manodopera;
  3. senza utilizzare sostanze dannose nei processi e nei materiali di produzione
  4. senza dover inquinare l'ambiente di adesso, ma anche quello di domani!
Il termine  Blue Economy è stato inventato dall'economista belga Gunter Pauli, fondatore di Zero Emission Initiative, network con oltre tremila scienziati impegnati nello sviluppo di modelli economici sostenibili ma competitivi.

Per saperne di più: 
Espansione, mensile di economia e società
www.zeri.org Zero Emission Initiative
Blueeconomy.de
it.wikipedia.org/wiki/Gunter_Pauli

mercoledì 12 gennaio 2011

La Provocazione - Il fallimento di Dahlia Tv: c'è pluralismo quando esiste l'imprenditorialità...

«A seguito del mutato scenario di mercato che ha reso insostenibile lo sviluppo del proprio business, gli Azionisti di Dahlia Tv hanno deciso di mettere in liquidazione la Società. Non sono ancora state assunte decisioni in merito alla prosecuzione delle trasmissioni, che per il momento seguiranno la normale programmazione», recita infatti lo scarno comunicato che si può leggere sul sito dell'emittente.

I problemi per Dahlia, erede della 7 Carta più, nascono dalla decisione dei soci svedesi di Airplus Tv, che detengono la maggioranza azionaria, di non approvare la ricapitalizzazione di 150 milioni di euro necessaria a sostenere il nuovo business plan triennale.

Il punto di pareggio era a 350.000 abbonati, ne mancavano solo 50.000...

Ma perchè in Italia manca il pluralismo in ambito televisivo? è solo un problema politico-legislativo? siamo un popolo amante delle abitudini consolidate e non ci piace sperimentare nuove proposte? o mancano valide alternative imprenditoriali in un settore, quello delle pay tv, ad oggi di fatto in un sistema di duopolio sky - Mediaset?

Potrebbe anche essere colpa della presenza di mammaRai sulla tv generalista e gratuita a frenare nuove avventure in ambito pay tv?

venerdì 7 gennaio 2011

La politica dei prezzi

LA POLITICA DEI PREZZI

Ogni impresa è chiamata a decidere il prezzo al quale vendere ciascuno dei prodotti trattati. Questa decisione prende il nome di politica dei prezzi.

Stabilire il prezzo di vendita di un prodotto ha un’importanza fondamentale per ogni impresa. Questa scelta, infatti, può determinare il successo dell’azienda di vendita dell’azienda.

In linea di massima si può affermare che il prezzo deve essere fissato in modo da coprire innanzitutto il costo sostenuto per l’acquisto o l’ottenimento del prodotto. Ma non è sufficiente. Il prezzo non dovrà, infatti, consentire solamente la copertura dei costi di acquisto o di produzione, ma dovrà permettere alcune il conseguimento di un certo margine di profitto.

Tuttavia l’impresa può agire sul prezzo di vendita con delle appropriate politiche in modo da cercare di espanderle.
Alcune di queste politiche possono essere svolte nello spazio, come la politica dei prezzi richiamo o dei prezzi multipli, altre nel tempo, come la politica dei prezzi stagionali o di penetrazione.

La politica dei prezzi-richiamo consiste nell’applicare dei prezzi particolarmente bassi per alcuni prodotti: in alcuni casi si tratta di un prezzo che non consente neppure la copertura dei costi di acquisto o di produzione. Questi prodotti prendono il nome di prodotti civetta e hanno lo scopo di attirare la clientela nel punto vendita in modo da indurla all’acquisto, non solo del prodotto civetta, ma anche degli altri prodotti venduti ad un prezzo normale o addirittura ad un prezzo maggiorato. La presenza di un prezzo ridotto applicato su un prodotto può indurre il cliente ad immaginare che i prezzi praticati dall’impresa siano particolarmente vantaggiosi anche per gli altri prodotti.
L’effetto di tale politica è quello di generare una crescita delle vendite che riguarda tutti i prodotti trattati dall’impresa e non solo il prodotto civetta.
Questa tecnica di marketing è usata soprattutto dalle imprese di distribuzione che vendono al dettaglio.
Affinché essa abbia dei risultati soddisfacenti è necessario che l’applicazione di prezzi richiamo sia abbondantemente propagandata e che i beni oggetto della vendita a prezzi ribassati siano beni di largo consumo e di basso costo: cioè beni che formano oggetto di frequente acquisto da parte dei consumatori in modo tale che essi sono facilmente attratti dal prezzo particolarmente vantaggioso.

La politica dei prezzi multipli consiste nell’adottare dei prezzi diversi per uno stesso prodotto che viene differenziato solamente per alcuni aspetti esteriori o secondari, come, ad esempio, per la sua confezione.
L’impresa quindi fissa dei prezzi diversi a seconda della confezione usata o del tipo di negozio nel quale il bene è venduto. Scopo di questa politica è quello di spingere i clienti ad autoclassificarsi, in modo che ogni cliente sceglie la confezione desiderata o il negozio presso il quale effettuare l’acquisto.


La politica dei prezzi stagionali consiste nel diversificare i prezzi di vendita di uno stesso prodotto nel tempo. Essa è applicata maggiorando i costi di una quota di ricarico che varia nel corso del tempo.
Lo scopo di questa tecnica di marketing è quello di aumentare le vendite nei periodi in cui queste tendono a ridursi in modo da evitare che le scorte esistenti nei periodi in cui gli acquisti sono minori restino in magazzino fino da un anno ad un altro con conseguente immobilizzo dei mezzi finanziari impiegati in esse.
Esempi di questa politica dei prezzi si hanno in prodotti alimentari che sono venduti soprattutto in particolari periodi dell’anno (panettoni, colombe, uova di Pasqua, gelati, ecc..), ma anche nel settore dell’abbigliamento nel caso di capi non più di moda che suscitano un minor interesse da parte degli acquirenti.


La politica dei prezzi di penetrazione consiste nell’applicare prezzi particolarmente bassi nel momento del lancio di un nuovo prodotto o quando un’impresa vuole entrare in un nuovo mercato. Successivamente, quando il mercato è stato conquistato, il prezzo del prodotto tende ad aumentare.


L’interesse di ogni impresa è quello di ogni impresa è quello di conseguire un utile non dalla vendita di un singolo prodotto, ma di tutti i prodotti trattati. Per questa ragione, in uno stesso momento, le varie politiche dei prezzi possono convivere con riferimento ai diversi prodotti commercializzati dall’azienda.

martedì 4 gennaio 2011

Tassa di soggiorno: Roma e le altre big


Rappresenta una notizia fresca del 2011 il fatto che il Comune di Roma voglia inserire una tassa di soggiorno per costituire un Fondo del Turismo destinato a migliorare i servizi cittadini sia per gli abitanti sia per i milioni di turisti che ogni anno arrivano nella capitale dell'impero Romano. La norma prevede una tassa proporzionale alla sistemazione alberghiera prescelta con un importo che varia tra 1€ e i 3€ a notte per persona, a cui si aggiunge anche incrementi nei prezzi di ingresso a musei e ai mezzi pubblici.

...Ma cosa succede nel resto del mondo???
- Parigi: la tassa di soggiorno varia da 0,20 a 1,50 euro al giorno a seconda della tipologia e del livello dell'alloggio.
- Amsterdam: il conto dell'hotel viene rincarato del 5%
- Barcellona: la tassa di soggiorno è pari al 7% del costo totale
- Budapest: il conto dell'hotel viene rincarato del 3%

Ben più cara New York, dove ci sono addirittura due tasse differenti a carico del turista: l'"hotel tax" pari al 14,75% del conto dell'hotel ed una "occupacy tax" che costa circa 3,5 dollari al giorno.

Quindi in sintesi:
per una notte in un albergo di 3 stelle ad un prezzo di 70€,
- a Roma costerà fino a 73€
- a Parigi fino a 71,5€
- ad Amsterdam il costo sarà pari a 73,5€
- a Barcellona costerà 74,90€
- a Budapest 72,10€
- Fuori gara New York dove avremo una Hotel Tax pari a 10,32€ più la occupacy tax di 3,35€ per un costo totale di 83,65€.